DebbyLine sostiene il progetto “Rugby Integrato” promosso da Rugby Paese

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Rugby Paese lancia il progetto “Rugby Integrato”, consolidando attività e iniziative già in corso da diversi anni. Un progetto all’insegna dell’inclusione che DebbyLine sostiene attivamente: anche come promotore.

Cos’è il progetto Rugby integrato

Rugby Paese è una realtà storica del panorama rugbistico veneto. Nata nel 1956, oggi comprende due diverse anime: la società Rugby Paese Junior Gianni Vendramin e l’Associazione Sportiva Dilettantistica Rugby Paese.

Da diversi anni l’associazione propone attività per integrare bambini con difficoltà di apprendimento, disturbi dello spettro autistico o ritardi cognitivi nella pratica sportiva. Alla base di queste iniziative, due obiettivi: stare insieme divertendosi e diffondere la cultura dell’inclusione.

Oggi Rugby Paese ha deciso di fare un passo in più, lanciando ufficialmente il progetto Rugby integrato. L’iniziativa consolida le esperienze già in corso, rafforzandole e dando loro una veste più strutturata. Tra i promotori di questa evoluzione c’è anche DebbyLine: il nostro titolare, Luca Pavin, è stato tra l’altro anche giocatore di Rugby Paese.

Il progetto Rugby Integrato è patrocinato dal Comune di Paese e si ricollega alla proposta di “Rugby per tutti” promossa dalla Federazione Italiana Rugby. L’iniziativa si sviluppa attorno a diversi elementi, ciascuno con un significato importante:

  • I bambini con disabilità sono inseriti nella squadra di minirugby corrispondente alla loro fascia d’età: under 7, under 9, under 11 e under 13. Quindici bambini in totale: ciascuno di loro vive un percorso integrato studiato su misura e parallelo rispetto ai compagni normodotati.
  • Ad assistere ogni bambino in campo ci sono ventiquattro tutor. Sono persone che si sono rese disponibili ad accompagnare i piccoli nel percorso, dando loro sicurezza e facendo in modo che siano sempre coinvolti in qualche attività in ogni momento.
  • Alle rappresentative più giovani del minirugby si è aggiunta anche una squadra più grande, composta da otto giocatori normodotati e cinque giocatori con disabilità: i Canguri d’acciaio.

Perché un’iniziativa così articolata dal punto di vista relazionale, organizzativo e dei valori funzioni ci vogliono persone che condividono lo stesso modo di intendere il Rugby . E che riconoscano il suo valore come sport, certo, ma soprattutto come esperienza di relazione, gioco e divertimento per i bambini.

Le persone dietro il progetto

Iniziamo dai ventiquattro tutor: persone che hanno sposato gli obiettivi del progetto e credono nel suo valore. Tra di loro, anche tesserati storici che non si dedicano più alla pratica sportiva ma che vogliono continuare a collaborare con Rugby Paese in una veste diversa.

Poi ci sono le famiglie. Quelle dei bambini più grandi vedono nel progetto di Rugby Integrato la prosecuzione delle attività che l’associazione sportiva porta avanti da tempo. Quelle dei più piccoli, invece, accolgono con entusiasmo un’iniziativa per loro nuova, da più punti di vista.

Inizialmente era previsto l’inserimento di un bambino per ogni categoria: quattro in totale, dunque. Il riscontro da parte delle famiglie e dei piccoli coinvolti, però, ha visto i numeri del progetto crescere rapidamente oltre le aspettative. Per tutti i bambini, l’esperienza proposta diventa un modo per allenare poco alla volta l’abitudine alla sensibilità. Un’abitudine da far crescere un giorno alla volta, nella maniera più semplice possibile: giocando e stando insieme.

A contribuire in modo significativo all’iniziativa, naturalmente, ci sono anche figure professionali specifiche: logopedisti, psicomotricisti, psicologi infantili e terapisti occupazionali. Grazie all’impegno e alla collaborazione di tutti il progetto sta iniziando a definire un percorso preciso: che permetterà ai bambini di continuare a giocare a rugby o di restare comunque all’interno dell’associazione sportiva che li ha visti crescere anche da grandi.

Sostenere e raccontare l’esperienza di Rugby Integrato portata avanti da Rugby Paese, allora significa diffondere sul nostro territorio la cultura quotidiana dell’accoglienza e dell’inclusione. E far conoscere l’iniziativa a nuove famiglie interessate o ad associazioni che potrebbero replicare progetti simili.

Noi di DebbyLine siamo orgogliosi di promuovere attivamente questo progetto e di supportarlo come sponsor. Perché il futuro che vogliamo si costruisce in ogni luogo: anche sul campo da gioco.

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